libro

Le fedeltà invisibili

Delphine De Vigan | Einaudi | NARRATIVA

17,00 €

Cosa succede se le fragilità dei genitori ricadono sulla vita dei figli? Come può un bambino non restare fedele all'amore per la madre e il padre, malgrado ogni errore, malgrado ogni mancanza? E quando una situazione famigliare complicata rischia di esplodere e diventare un dramma? Théo ha dodici anni e i suoi genitori sono separati. Nella madre brucia un rancore cieco per l'ex marito e non fa che denigrarlo di fronte al figlio. Il padre è un uomo distrutto; lasciato dalla nuova compagna ha perso il lavoro, si è lasciato andare e vive in uno stato di abbandono. Mathis è l'unico amico di Théo. Insieme iniziano a bere di nascosto superalcolici durante le ore di scuola. Cécile è la madre di Mathis, è preoccupata dell'amicizia di suo figlio con quel bambino pieno di problemi - ma ancora di piú è sconvolta dallo scoprire che suo marito di notte, su internet, dà sfogo ai suoi demoni di rancore e di rabbia. Hélène è l'insegnante di scienze di Théo e Mathis, il suo passato è segnato in modo indelebile dalle violenze paterne, che l'hanno portata a non poter avere figli. È lei la prima ad accorgersi dei problemi di Théo e a cercare di avvisare la scuola e la famiglia, ma nessuno la prende sul serio: agli occhi di tutti sembra solo che abbia maturato una malsana ossessione per quei due ragazzini. Le fedeltà invisibili è un romanzo di una tensione e di una forza devastanti, che incalza e lascia con il fiato in gola come un thriller ma tocca le corde profonde e segrete che legano genitori e figli, insegnanti e studenti, adulti e adolescenti.

Recensioni

CONSIGLIATO DA LUCA: L’autrice coglie le fragilità di quei legami invisibili che uniscono i famigliari, i genitori e i figli, adulti e minori, tutti coloro che l’affetto rende imprescindibili a chi li ama, al di là di ciò che è giusto o sbagliato, deleterio o costruttivo. I legami affettivi possono rendere complici o vittime in egual misura, la fedeltà del voler bene può rendere sciocchi fino al più smaccato e insensato autolesionismo. Théo accudisce un padre che la vita ha reso uno sconfitto e che la fragilità ha gettato in un abisso che lo sta trascinando a fondo, col figlio purtroppo, perché Théo ormai non teme più per se stesso, cerca solo di non pensare alla tristezza che una famiglia distrutta gli stringe intorno come un lenzuolo pesante. Solo l’amico Mathis gli sta accanto, ma non sa che quando si nascondono per bere una bottiglia dietro l’altra, per Théo non è un gioco bensì è fuggire ogni giorno di più da una realtà troppo pesante, ogni giorno una sorsata più lunga, un oblio più insistente, fino a quello che forse non finirà mai... Questo romanzo svela l’attualissimo tema dell’ascolto e della cura mancata, l’inadeguatezza di una società che spesso non vede e non si occupa della fragilità e dei bisogni dei suoi membri, e in particolare dei minori: quando chi li ha dati alla luce deraglia dai binari della vita, l’istinto alla cura dei cari rende i figli fedeli oltre misura, in una deleteria inversione di ruoli, in cui l’affetto immaturo porta ad essere complici della devastazione genitoriale, in cui la fedeltà invisibile dell’amore filiale porta a dimenticare se stessi, la propria salvezza, per cambiare innaturalmente il proprio ruolo di figlio in quello di padre, accudendo invece che essere accuditi, e non trovando nella società alcun orecchio davvero in ascolto delle mute richieste d’aiuto, aggrappandosi infine al liquido oblio di una bottiglia di super alcolico. Romanzo intenso e a tratti commovente, e lucida denuncia sociale.