libro

Le cose da salvare

Ilaria Rossetti | Neri Pozza | NARRATIVA

17,00 €

Il Ponte è appena crollato. È venuto giú in un vortice di calce e blocchi di cemento. Affacciato alla finestra della cucina, il sessantaquattrenne Gabriele Maestrale osserva incredulo la voragine che si spalanca ai piedi del suo condominio, un edificio scheletrico con cinque balconi su cui incombe l'ombra spezzata del Ponte. Dal baratro si levano grida, deboli, incredule. Voci angosciate echeggiano nella tromba delle scale. Durante la loro corsa a precipizio, alcuni si fermano a picchiare alla sua porta: «Forza, raccolga quel che può e scenda, qui potrebbe venire giú tutto!». Gabriele, però, non riesce a muoversi, preda di un dilemma che non lo fa respirare: quali sono le cose da salvare? Gli oggetti utili, prima di tutto: il portafogli, i documenti, la giacca cerata, un paio di scarpe... Poi, forse, le fotografie, il cellulare, il libretto degli assegni, quel romanzo di Pavese appartenuto a Elisabetta, prima che se ne andasse... Che cosa salvare di una vita intera, quando tutto crolla, quando il mondo è ingombro di rovine prive di senso? Incapace di decidere che cosa portare con sé, Gabriele si lascia cadere sul divano; non si alzerà. Non si alzerà nemmeno all'arrivo dei vigili del fuoco, della polizia, di chiunque venga a intimargli di abbandonare la sua casa e mettersi al sicuro. Un anno dopo, la giornalista Petra Capoani viene incaricata dal direttore della Voce, una piccola testata di provincia, di scrivere la storia dell'uomo che dal crollo del Ponte vive asserragliato nella propria casa, circondato dalla desolazione e dalla solitudine.

Recensioni

CONSIGLIATO DA LUCA: Un libro dolente, sulla perdita e sulle tragedie che non solo stravolgono la vita, ma a volte cancellano intere esistenze, costringendoci a un’impietosa cernita, un’impossibile selezione tra ciò per cui è valsa la pena vivere e quei ricordi imbarazzati che invece riteniamo meritevoli d’oblio... La tragedia è quella del Ponte Morandi, Gabriele Maestrale sopravvive; al di là del balcone miracolosamente intatto del suo appartamento si erge il moncone di una struttura sulla quale poco prima scorrevano vita e futuro, ed ora c’è solo assenza e un crudele mai più. Tutta la sua esistenza e il suo senso sono lì dentro, lui non ce la fa a decidere quali sono le cose da salvare, e allora si siede... Ma davvero esiste qualcosa che si può cancellare dalla memoria? Davvero a qualcosa, anche di brutto e imbarazzante, può essere tolto il diritto di aver contato in quello che siamo stati e che siamo diventati, gli si può togliere la cortesia di essere conservato e riesumato in quei rari, ma preziosi momenti, in cui la sferzata del ricordo, come un monito, può abbatterci ma anche risollevarci e spronarci al dopo e al meglio? L’autrice merita il plauso per la capacità di narrare come a pelo d’acqua la quotidianità, quasi un beccheggiare, per poi inabissarsi fino al fondo di quella ferita che dalla nascita, nell’animo umano, mai si rimargina. Toccante e commovente è il raccontare la vita senile, l’accumularsi degli anni e dei ricordi, il mutare degli amori in affetto, e le passioni, seppur stanche nella carne, inesauste nell’evocazione della memoria. Dolcissima storia di fedeltà e generoso amore, la strada scelta, quasi naturalmente, dai due anziani di questa storia, fa da contraltare a quella di chi nel passato ci vede la fine, e fatica dunque ad immaginare un futuro.